“Quando si ravvisa in un oggetto la raffigurazione esteriore di un
archetipo il cuore è scosso e la memoria dell’Origine ridestata”.
Plotino (11,9 ,16)
In ogni cosa che creo lascio che sia l’istinto a guidarmi
alla scoperta di frammenti della “Memoria Collettiva” che può essere raffigurata
solo attraverso l’ Archetipo.
Questo tipo di ricerca mi ha guidato verso l’utilizzo di
materiali e oggetti di
uso comune nei quali riscontro un vissuto, una vita che già
li ha modellati ,consumati, resi differenti uno
dall’altro, anche se della stessa
fattura. Questo “deterioramento” crea l’unicità nel legno
,nel ferro, nella carta
che da memoria di vissuto di impermanenza (dal sanscrito Anytia).
Nell’atto di assemblare-creare lascio andare l’istinto
cercando di svuotare
la mente da ogni forma di razionalità che sarebbe
giudicante e censoria
nei confronti di un inconscio sicuramente più libero.
L’artista che trova il suo bambino interiore si avvicina
ad un cammino di
libertà molto più ampio.
Sia nella scultura che nella pittura il gioco sono
elementi fondamentali
che permettono di
farmi sentire leggero, libero da ogni compromesso ,da
regole estetiche o
peggio ancora accademiche.
Trovo che sia vero quello che ha scritto Ananda
Coomaraswany:
“L’artigiano lascia
nella sua opera qualcosa d’incompiuto
per la stessa ragione
per la quale le parole
“essere finito” possono
significare
sia perfetto che
morire”.
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